venerdì 29 aprile 2011

Non sono poeta...di Ignazio Buttitta

Non posso piangere, ho gli occhi secchi,
e il mio cuore
è una pietra pesante.

La vita m'ha ridotto
arido e spezzato
come una carrettata di brecciame.

Non sono poeta;
odio l'usignolo e le cicale,
il venticello che carezza l'erba
e le foglie che cadono con l'ali;
amo le bufere,
i venti che disperdono le nuvole
e puliscono l'aria e il cielo.

Non sono poeta,
ma nemmeno un insipido pesce d'acqua dolce;
sono un pesce selvatico
abituato ai mari profondi.

tradotto dall'originale in siciliano "Non sugnu poeta" - "Io faccio il poeta" (Feltrinelli - 1972)

giovedì 28 aprile 2011

Evviva la guerra!....di Ignazio Buttitta

Ammazzaru a paci,
a paci ammazzaru!

La nimica di cannuna,
di l'eroi e di patruna;
di la patria e di la gloria
di l'antica e nova storia;
la nimica di cu ammazza
ed onùra la sò razza!

Ammazzaru a paci!
l'ammazzò a guerra,
bonu fici,
bonu:
evviva a guerra,
evviva a guerra!

Hanno ucciso la pace,/ la pace hanno ucciso! La nemica dei cannoni, / degli eroi e dei padroni; / della patria e della gloria/ dell'antica e nuova storia; / la nemica di chi ammazza / ed onora la sua razza! Hanno ucciso la pace! / l'ha uccisa la guerra, / bene ha fatto, / bene: / evviva la guerra, / evviva la guerra!

mercoledì 27 aprile 2011

Non mi lasciare solo...di Ignazio Buttitta

Non mi lassari sulu

Ascutami,
parru a tia stasira
e mi pari di parrari o munnu.

Ti vogghiu diri
di non lassarimi sulu
nta sta strata longa
chi non finisci mai
ed havi i jorna curti.

Ti vogghiu diri
chi quattr'occhi vidinu megghiu,
chi miliuna d'occhi
vidinu chiù luntanu,
e chi lu pisu spartutu nte spaddi
diventa leggiu.

Ti vogghiu diri
ca si t'appoji a mia
e io m'appoju a tia
non putemu càdiri
mancu si li furturati
nn'assicutanu a vintati.

Ascoltami, / parlo a te stasera/ e mi pare di parlare al mondo./ Ti voglio dire/ di non lasciarmi solo/ in questa lunga strada/ che non finisce mai/ e ha i giorni corti./ Ti voglio dire / che quattro occhi vedono meglio,/ che milioni d'occhi/ vedono più lontano,/ e che il peso diviso sulle spalle/ diventa leggiero./ Ti voglio dire/ che appoggiato a me/ e io appoggiato a te/ non possiamo cadere/ nemmeno se la bufera/ c'insegue a ventate.

da "Io faccio il poeta"

martedì 26 aprile 2011

L'arte poetica...di Paul Verlaine

La musica prima di tutto
e dunque scegli il metro dispari
più vago e più lieve,
niente in lui di maestoso e greve.

Occorre inoltre che tu scelga
le parole con qualche imprecisione:
nulla di più amato del canto ambiguo
dove all'esatto si unisce l'incerto.

Son gli occhi belli dietro alle velette,
l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
e per un cielo d'autunno intepidito
l'azzurro opaco delle chiare stelle!

Perché ancora bramiamo sfumature,
sfumatura soltanto, non colore!
Oh! lo sfumato soltanto accompagna
il sogno al sogno e il corno al flauto!

Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
il crudele Motteggio e il Riso impuro
che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
e tutto quest'aglio di bassa cucina!

venerdì 22 aprile 2011

L'uomo e il mare...di Charles Baudelaire

Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima
nel volgersi infinito dell'onda che rotola
e il tuo spirito è un baratro altrettanto amaro.

Ti piace sprofondare nella tua stessa immagine;
l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore
si distrae qualche volta dal suo proprio rumore
al suono di quel lamento selvaggio e indomabile.

Siete ambedue tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha sondato il fondo dei tuoi abissi;
o mare, nessuno sa le tue ricchezze intime,
tanto siete gelosi dei vostri segreti!

Pure, da un numero icalcolabile di secoli
voi due vi combattete senza pietà né rimorso,
talmente amate la carneficina e la morte,
o lottatori eterni, fratelli implacabili!

da I fiori del male

giovedì 21 aprile 2011

Sognai la mia genesi...di Dylan Thomas

Sognai la mia genesi nel sudore del sonno, bucando
il guscio rotante, potente come il muscolo
d’un motore sul trapano, inoltrandomi
nella visione e nel trave del nervo.

Da membra fatte a misura del verme, sbarazzato
dalla carne grinzosa, limato
da tutti i ferri dell’erba, metallo
di soli nella notte che gli uomini fonde.

Erede delle vene in cui bolle la goccia d’amore,
preziosa nelle mie ossa una creatura, io
feci il giro del globo della mia eredità, viaggio
in prima nell’uomo che ingranò nottetempo.

Sognai la mia genesi e di nuovo morii, shrapnel
conficcato nel cuore in marcia, strappo
nella ferita ricucita e vento coagulato, morte
con museruola sulla bocca che ingoiò il gas.

Scaltrito nella mia seconda morte contrassegnai le alture,
mèsse di lame e di cicuta, ruggine
il mio sangue sui morti temprati, forzando
la mia seconda lotta per strapparmi dall’erba.

E nella mia nascita fu contagioso il potere, seconda
Resurrezione dello scheletro e
nuova vestizione dello spirito nudo. Virilità
schizzò dal risofferto dolore.

mercoledì 20 aprile 2011

La vita oscilla...di Eugenio Montale

La vita oscilla
tra il sublime e l'immondo
con qualche propensione
per il secondo
ne sapremo di più
dopo le ultime elezioni
che si terranno lassù
o laggiù o in nessun luogo
perché siamo già eletti
tutti quanti
e chi non lo fu
sta assai meglio quaggiù
e quando se ne accorge
è troppo tardi.

Les jeux sont faits
dice il croupier, per l'ultima volta
e il suo cucchiaione
spazza le carte.

martedì 19 aprile 2011

Ancora Hikmet

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.

E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

da Lettere dal carcere a Munevvér

lunedì 18 aprile 2011

Poesie pessimiste...di Nazim Hikmet

I

Ho vissuto molto o poco?
Mi è impossibile dirlo.
Camminando sono caduto col viso a terra
ho perso qualche cosa nella polvere.

Ero albero, ero mare.
I miei usignoli erano in gabbia, non lo sapevo,
i miei pesci erano nella rete.

E così, mia rosa,
la tristezza, come una pietra bianca che lava la pioggia.

E così, mia rosa,
scrivo quel che mi attraversa
e nessuno legge, nessuno ascolta...

venerdì 15 aprile 2011

E ti potrai conoscere...di Antonio Machado

E ti potrai conoscere, riandando

E ti potrai conoscere, riandando
l'oscura tela di quanto sognasti,
in questo giorno triste che cammini
ormai con gli occhi aperti.

Di tutta la memoria, quel che vale
è solo il dono di evocare i sogni.

giovedì 14 aprile 2011

La poesia...di Pablo Neruda

E fu a quell'età...Venne la poesia
a cercarmi. Non so, non so da dove
uscì, da quale inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci, non erano parole,
né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
all'improvviso tra gli altri,
tra fuochi violenti
o mentre rincasavo solo,
era lì senza volto
e mi toccava.
...
E io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell'abisso,
ruotai insieme alle stelle,
il mio cuore si distese nel vento.

da Dove nasce la pioggia - Memoriale di Isla Negra

mercoledì 13 aprile 2011

Questo mondo...di Jack Kerouac

62

Questo mondo non ha tracce, segni o evidenza di
esistenza, né i rumori in esso, come l'accidente
del vento o delle voci o animali raglianti,
eppure ascolta attento l'eterno ssst del silenzio
che avanza e avanza durante tutto questo, ed è andato
avanti da prima, e durerà ancora e ancora.

Questo perchè il mondo non è altro che un sogno
ed è solo pensiero di e la perenne eternità non gli presta
attenzione....

lunedì 11 aprile 2011

Ciao Marilisa !!!

Un pochino d'acqua

Nel cavo della tua mano
giaccio,
dolcemente accoccolata
fuggendo dal vento della notte,
da tutti i rumori del mondo,
che mi fanno male,
per essere sempre
questo pochino d'acqua nella tua mano,
e spegnere eternamente la tua sete.

di Lucia Munoz poetessa di Cuba

DEDICATO ALLA SPLENDIDA MARILISA VERTI

venerdì 8 aprile 2011

Io sono verticale...di Sylvia Plath

Ma preferirei essere orizzontale.

Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,

nè sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti gridi di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.

Confronto a me, un albero è immortale
e la cima d'un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.

Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
Alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo, ma nessuno di loro ne fa caso.

A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.

Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo e io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno
tempo per me.

da "Attraversando l'acqua"

giovedì 7 aprile 2011

Candele...di Konstantinos Kavafis

Stanno i giorni futuri innanzi a noi come una fila di candele accese -
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,

come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

mercoledì 6 aprile 2011

Tempo...di Jorge Luis Borges

Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume;

è un tigre che mi divora,
ma sono io quella tigre;

è un fuoco che mi consuma,
ma sono io quel fuoco.

Il mondo, disgraziatamente, è reale;
io, disgraziatamente, sono Borges.

martedì 5 aprile 2011

Prato...di Giuseppe Ungaretti

La terra
s'è velata
di tenera
leggerezza

Come una sposa
novella
offre
allibita
alla sua creatura
il pudore
sorridente
di madre.

da Girovago

lunedì 4 aprile 2011

...Con Pier Paolo Pasolini

Ma in questo mondo che non possiede
nemmeno la coscienza della miseria,
allegro, duro, senza nessuna fede,
io ero ricco, possedevo!
Non solo perchè una dignità borghese
era nei miei vestiti e nei miei gesti
di vivace noia, di repressa passione:
ma perchè non avevo la coscienza
della mia ricchezza!

L'esserre povero era solo un accidente
mio (o un sogno, forse, un'inconscia
rinuncia di chi protesta in nome di Dio...)
Mi appartenevano, invece, biblioteche,
gallerie, strumenti d'ogni studio:        
c'era dentro la mia anima nata alle passioni,
già, intero, San Francesco, in lucenti
riproduzioni, e l'affresco di San Sepolcro,
e quello di Monterchi: tutto Piero,
quasi simbolo dell'ideale possesso,
se oggetto dell'amore di maestri,
Longhi o Contini, privilegio
d'uno scolaro ingenuo, e, quindi,
squisito...Tutto, è vero,
questo capitale era già quasi speso,
questo stato esaurito: ma io ero
come il ricco che, se ha perso la casa
o i campi, ne è, dentro, abituato:
e continua a esserne padrone...

da La religione del mio tempo

venerdì 1 aprile 2011

Da lontano...dal Cile...Violeta Camerati

DA LONTANO (A Lo Lejos)

Da lontano,
simile ad un uccello sonnambulo
che attraversa le onde
nel silenzio delle strade
qualcuno
suona un flauto nella notte.

Da dove questo suono,
sopra le nostre teste.
Ascolta.
Si avvicina poco a poco
e trapassa la pelle e i sensi.

Il vento si muove tra gli alberi
e porta un suono nuovo.
che quasi l’annuncio della resurrezione.

Qualcuno
forse
morso dalla tristezza
è solo
ha imparato il linguaggio degli uccelli
e la porta con un flauto nella notte.


(traduzione dal castigliano di Benny Nonasky e Fabio Barcellandi)
Grazie e un caro saluto alla signora Violeta Camerati del Cile