Ivan vi racconta la mia poesia....

“Chi ero prima di essere,
chi ero prima di essere quello che sono?
….
Ammesso che io sia.”


Domanda iniziale che segna il senso verso il quale Enrico dirige la sua attenzione, chiedendosi il senso stesso della sua origine, che non può che essere ricercata nel “prima”, che genera il “poi”.
Si  interroga sull'origine - della vita, dell'Io, dei sentimenti - per approdare al dubbio estremo sull'esistere stesso di questo piccolo io che cerca di interrogarsi sulla propria esistenza.
E allora ricerca, “anima ebbra”,  l'intensità del vivere attraverso i sensi e le percezioni. C'è una fame di vita, di pienezza, un desiderio ardente di esperienza e vitalità.  Spinte che forse “il tocco del poeta” può restituire alla vita; così come un frequente interrogarsi chiedendosi “Che fare?” .
Si esprime una percezione grave del vivere umano, delle sue “incombenze”; che diventa denuncia di ciò che, nella vita, è mortifero. Enrico riconosce nella poesia l'esistenza di uno slancio vitale e afferma come ogni slancio vitale - che riporta la vita e l'amore nell'umano - sia esso stesso poesia (“La musica dell'Universo è il silenzio”).
Rabbiosamente si rivolge all'ingiustizia, all'ignoranza, all'irresponsabilità, all'abuso di potere, allo sfruttamento, alla miseria umana, alla falsità coinvolgendo clochard, mafiosi, “emarginati”, “scarti della fabbrica”, vittime e carnefici nella sua invettiva lirica. Un interrogarsi denso di tensione, a volte più leggero (come in “Mio povero Pierrot”) altre più drammatico (come nella sezione “LA DENUNCIA”).  Il dramma più grande appare quando si è circondati dal vuoto dei sentimenti che lascia ciascuno solo e isolato dalle relazioni, alieno alla vita umana: “Nessuno da amare / nessuno da odiare / nessuno che ti odia / o che sia disposto ad odiarti” (“Nessuno”).
C'è nel suo percorso poetico un bisogno di essere guarito da “Lo sguardo del poeta”, di essere riportato alla pienezza del vivere autentico, privo di indifferenza, insensibilità, conflitto, falsità, abuso. Così come un desiderio forte di condividere e comunicare, di offrirsi al mondo, anche attraverso le proprie pene (“Dissolvenza”).  Attento a raccogliere con l'ascolto frammenti dell'attimo d'esperienza (“Indifferenza (ipsilon)”) e la percezione delle sfumature del mondo interiore (“Il mio corpo”, “Esiste un battello”), Enrico porta l'attenzione al qui ed ora, alla percezione della vitalità brulicante dell'attimo, esprimendosi al meglio “Sul precipizio”, attraverso la semplice e originaria possibilità di “stare”, dunque di “essere”, al di là del “fare”, del “dire” e dell'”avere”; e al di là del tempo (“Ah Cronide”).
Esprime un bisogno di ritrovarsi umano tra umani, connesso a tutto il creato, come tutto e tutti “Sotto i cieli”. E di percepire al di sopra di ogni esperienza immanente quotidiana, l'”esistenza di un amore”, la sua potente capacità di com-prendere e trasformare. Ritrovando così leggerezza, apertura spaziosa all'esperienza, e un attaccamento potente ad “Aria, acqua, terra”, a quegli elementi originari che si trovano in ogni manifestazione naturale e umana, quando è vissuta con pienezza d'intensità.
Un amore che oscilla tra il carnale (“...tutte le mattine del mondo / mi sveglio con inaudita sorpresa / accanto ai fiori di pesco del tuo corpo...”) e il cosmologico (“...esistono costellazioni vaste e complesse / che la mente si confonde... ma il mio amore / è più grande di tutto questo / lo comprende e lo annulla...”, da “Esistenza di un amore”).
Enrico traccia così una traiettoria esistenziale che lo tiene connesso alle domande essenziali : chi sono,    chi siamo, “che cosa ti resterà?”,  dove l'ombra drammatica (“Incesto contro noi stessi / il vivere / appare più oscuro del morire” da “Vivere”) è risollevata da un'ardente desiderio di vitalità creativa, tesa ad “Innalzare la mia anima / impavida / al pennone più alto” (in “Portugal”).


Ivan Sirtori
(dalla prefazione del libro "Sfumature di un mondo interiore" - Editrice Ticino-Olona 2010)

Chi è Ivan
Ivan Sirtori, nato nel 1974, vive a Sirone (Lecco) con Lara Elli, Gregor e Rebecca. E’ psicologo e ha una formazione triennale in musicoterapia, approccio relazionale presso la scuola di Artiterapie di Lecco, e un master biennale in costellazioni familiari, presso l’Istituto “Bert Hellinger” di San Marino. Si occupa di formazione sia in ambito aziendale sia nel privato sociale su tematiche psicologiche (promozione del benessere/gestione dello stress, ascolto/autoascolto, consapevolezza, pedagogia della morte).
Svolge privatamente attività di counseling psicologico. Utilizza strumenti di meditazione, rilassamento e autoconsapevolezza, attinti da diverse tradizioni, nelle sue proposte formative e di counseling. Approfondisce, dal 1997, la sua esperienza di leggistorie presso scuole materne, elementari, medie e biblioteche, con attività educative e formative rivolte a bambini, ragazzi e adulti. Ama l’arte e particolarmente la musica e la poesia. Come poeta e lettore, collabora con alcuni artisti a progetti di dialogo fra le differenti arti.
Sirtori ha contribuito a costituire, nel 2003, la società “Torreluna” e, nel 2004, l’associazione culturale “Gli Abitanti di Torreluna” (www.torreluna.com). Ha co-fondato nel 2006, con la moglie Lara e l’artista Davide Mauri, il gruppo di arte sociale “Robindart Factory”. L’orientamento del suo
lavoro si colloca nel continuum arte per la trasformazione sociale responsabile vs arte della trasformazione personale. www.robindart.it