venerdì 13 aprile 2012

Meditazione attiva...di Tomas Tranströmer

La recente scomparsa della poetessa polacca Wislawa Szymborska (Nobel 1996), in testa alle classifiche delle vendite di libri con la raccolta "La gioia di scrivere" (Adelphi 2009), pone degli interrogativi interessanti. Primo fra tutti: perché ci si accorge dei poeti soltanto a scomparsa avvenuta? Si tratta di un naturale disinteresse per il mestiere del poeta o perché vendono pochissimo? I lettori assidui di questo blog si sono già dati una risposta. La poesia rappresenta un indotto bassissimo nel complesso circuito editoriale commerciale, prova ne è che un romanziere, un saggista o un politico riescono a vendere centinaia di migliaia di copie, mentre di poeti ricchi non si ha notizia.
A cosa serve allora fare poesia? Ci offre una risposta illuminante il Nobel 2011, lo svedese  Tomas Tranströmer:

"Le mie poesie sono luoghi di incontro. Vogliono stabilire un legame inatteso tra parti della realtà che le lingue e i modi di vedere convenzionali sono soliti mantenere separate. Le poesie sono meditazioni attive che non vogliono addormentare ma ridestare".

mercoledì 4 aprile 2012

Il povero poeta...di Czeslaw Milosz

Czeslaw Milosz, poeta di lingua polacca, nasce in Lituania nel 1911. Premio Nobel per la letteratura è stato dissidente del regime comunista polacco. Mentre viveva ed insegnava negli Stati Uniti gli scioperanti del sindacato Solidarnosc commemoravano le vittime degli scontri con le sue poesie. E' morto a Cracovia, nella sua Polonia, nel 2004. Il suo canto è lieve e solenne al tempo stesso, molto profondo. Buona lettura!

Il povero poeta

Il primo movimento è il canto,
libera voce che riempie le valli e le montagne.
Il primo movimento è la gioia,
che però viene sottratta.
E dopo che il sangue si mutò negli anni,
e mille sistemi planetari nacquero e si estinsero nel corpo,
siedo, poeta capzioso e iroso,
con occhi malignamente socchiusi,
e soppesando la penna nella mano
medito vendetta.

Drizzo la penna, e butta gemme e foglie, si ricopre di fiori,
spudorato è il profumo di quest'albero, perché là
nel mondo reale
alberi così non crescono, ed è come un affronto
fatto alla gente che soffre il profumo di quest'albero.
C'è chi trova rifugio nella disperazione, dolce
come un tabacco forte, un bicchiere di vodka
bevuto nell'ora della perdita.

Per altri c'è la speranza degli stupidi
rosea come un sogno erotico.
Altri ancora trovano pace idolatrando la patria,
e può durare a lungo, ma non più di quanto
ancora dura l'Ottocento.

Ed a me è data una speranza cinica,
perché da quando ho aperto gli occhi ho visto solo
bagliori sinistri e stragi,
svilimento, ingiustizia, e la ridicola
infamia dei boriosi.

Data mi è una speranza di vendetta
sugli altri e su me stesso,
perché ero colui che sapeva
e da questo non trasse alcun vantaggio.