La recente scomparsa della poetessa polacca Wislawa Szymborska (Nobel 1996), in testa alle classifiche delle vendite di libri con la raccolta "La gioia di scrivere" (Adelphi 2009), pone degli interrogativi interessanti. Primo fra tutti: perché ci si accorge dei poeti soltanto a scomparsa avvenuta? Si tratta di un naturale disinteresse per il mestiere del poeta o perché vendono pochissimo? I lettori assidui di questo blog si sono già dati una risposta. La poesia rappresenta un indotto bassissimo nel complesso circuito editoriale commerciale, prova ne è che un romanziere, un saggista o un politico riescono a vendere centinaia di migliaia di copie, mentre di poeti ricchi non si ha notizia.A cosa serve allora fare poesia? Ci offre una risposta illuminante il Nobel 2011, lo svedese Tomas Tranströmer:
"Le mie poesie sono luoghi di incontro. Vogliono stabilire un legame inatteso tra parti della realtà che le lingue e i modi di vedere convenzionali sono soliti mantenere separate. Le poesie sono meditazioni attive che non vogliono addormentare ma ridestare".
Nessun commento:
Posta un commento